Cavalcate come unicorni e raspate come cinghiali.
- Feel like Unicorn Team
- 6 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Sono le 17, sono seduto al sole a Courmayeur con una birra in mano, già leggermente ubriaco... No aspetta, forse non è questo il modo giusto per raccontare il trail, riproviamo.
Barettino di paese, 12,30 circa, sole e una birra in mano insieme a qualche amico... No niente, risiamo come sopra.
Lo ammetto, ho tirato subito in mezzo la birra per stuzzicare la vostra curiosità. Un po' modello clickbait... "Giovane ragazzo esce per un trail e finisce..." Leggi l'articolo in bio. In realtà poi finisce al bar con gli amici.

Comunque sto divagando, perché il punto non è la birra (ma com'è che si torna sempre li), ma le sgranate post allenamento-gara, perché in fondo, diciamocelo, l'unico scopo dello sport, a una certa età, è solo poter mangiare senza troppi sensi di colpa. E trovarsi in montagna, in un rifugio, al calduccio, con la polenta calda davanti, sapendo che a breve ripartirai per qualche altra ora di sgroppate su e giu (in realtà sembrerai più un corgie della royal family che un leggero stambecco, ma va bene lo stesso) da una bella soddisfazione.
Ok forse non è nemmeno l'appagamento di riempire uno stomaco vuoto con la consapevolezza di essersi guadagnati ogni singolo boccone. Proviamo, quindi, a trovare un lato un po' più romantico e affettivo, magari parlando di quando arrivi al traguardo e trovi la famiglia e gli amici (si, sono arrivati tutti prima, e qualcuno è già docciato e ha già reintegrato), e li sei felice, hai la mente sgombra, l'ego al giusto livello, ti senti bene fisicamente e mentalmente. Poi, il giorno dopo, guarderai le foto e la classifica e troverai uno scenario impietoso sulla tua persona, ma andrà bene lo stesso. In quelle immagini ti vedrai su più livelli: bello, poderoso, lanciato al primo check point; determinato, focalizzato, con un lieve accenno di stanchezza (un po' come quando sei a guardare un film e non vuoi cedere alle palpebre che si chiudono) al secondo; arriverà poi il fermo immagine del tracollo, quello fisico lo vedrai subito, ma se guardi attentamente nello sguardo leggerai quel leggero "ma perché non gioco a padel";

infine l'immortalità del traguardo, uno sguardo ebete e un po' assente, una felicità che è un misto di consapevolezza per averla sfangata e l'incoscienza di sapere che rifarai una cazzata del genere.
In tutto questo mi rendo conto che non ho mai parlato di corsa, di montagna, di sport nel vero senso della parola. Eppure, per come sono io, il trail rappresenta tutto quello che ricerco nell'attività fisica. Una fatica smisurata, una forte dedizione, il procedere a piccoli passi, tornare indietro e ripartire, poi tornare ancora indietro e partire di nuovo (a volte letteralmente quando si sbaglia sentiero), stare soli con sé stessi per ore, panorami, silenzio, scenari che cambiano... Allettante vero?
Detta così sembriamo un po' masochisti e un po' disagiati ma giuro che è divertente!
Lascio in fondo a questo sproloquio, un po' senza capo né coda, l'aspetto che più mi fa sognare. IL FANGO! Perché, per me, sentire il ciaf delle scarpe, gli schizzi sulle caviglie, scivolare, sporcarsi, è indescrivibile. Ci si sente liberi, bambini, leggeri. E più sporco sei più ti sembra di aver dato tutto, di esserti impegnato di più. Ogni sgommata una medaglia.

Con questo spero di aver catturato la vostra attenzione e vorrei lasciarvi con un'ultima nota d'amore verso FLU. Perché se ho trovato questa strada è grazie a questa squadra e alle sue persone, in un filo comune che unisce divertimento e sport, cinghiali e unicorni.
Grazie di essere rimasti fino alla fine, e ricordate cavalcate come unicorni e raspate come cinghiali.
A presto.
Riccardo C.
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